Cinque step per prepararsi alla trasparenza retributiva nell'UE

 

La direttiva UE sulla trasparenza retributiva sta cambiando il modo in cui le aziende concepiscono la retribuzione e la comunicazione in merito. Questa guida spiega alle aziende come preparare le proprie strutture HR, i dati e i report in cinque semplici passaggi.

Intestazione del blog Articolo del blog: 5 passaggi per prepararsi alla trasparenza retributiva nell'UE

La direttiva UE sulla trasparenza retributiva non è un semplice obbligo da assolvere, ma ha lo scopo di rendere noto un processo tipicamente nascosto, ossia come le aziende attribuiscono il valore. È stata scritta per rafforzare un principio da tempo sancito dalla legge ma raramente applicato con chiarezza: pari retribuzione per pari lavoro. La direttiva impone alle aziende di dimostrare, e non semplicemente promettere, che le retribuzioni siano conformi a questo principio e chiede di esaminare e divulgare il risultato delle loro decisioni in materia di retribuzione. Trasforma quindi impegni astratti in dati misurabili, report strutturati e confronti tracciabili.

Sulla carta, la direttiva è semplice: niente più domande sulla storia salariale, trasparenza obbligatoria nelle assunzioni, resoconti ricorrenti sul divario retributivo di genere e conseguenze tangibili per le disparità ingiustificate. L'applicazione di questi principi tuttavia porta alla luce una problematica più profonda: se l'organizzazione interna (dalla gestione paghe alla concezione degli impieghi) sia in grado di giustificare ciò che emerge. Ciò significa consolidare i dati HR, creare processi standardizzati e favorire una collaborazione dinamica tra HR, IT e ufficio legale. Senza questa base, raggiungere la conformità potrebbe rivelarsi complicato.

Ecco perché coinvolgere sia i CHRO che i CIO è indispensabile per riuscirci. I CIO possono verificare che i sistemi tecnici vadano oltre l'archiviazione dei dati e contribuiscano a far emergere insight, rilevare pattern e giustificare decisioni in caso di controllo. I CHRO possono considerare le implicazioni relative ad acquisizione di talenti, retribuzione e pianificazione del personale. Le scelte tecnologiche stanno ridefinendo questi ambiti. Talento, retribuzione, pianificazione della forza lavoro: ognuno di questi aspetti usa sistemi che devono essere progettati con attenzione.

Per operare in modo efficiente, questi ruoli devono collaborare più strettamente che mai. I sistemi di recruiting, retention e retribuzione stanno cambiando e i reparti HR devono contribuire a farli evolvere, altrimenti finiranno per esserne vittima.

La questione è sempre più urgente. Anche le aziende che non sono ancora soggette a questo obbligo al momento del recepimento della direttiva dovranno affrontare domande da parte di candidati, dipendenti e investitori. Questo vale anche per le aziende con sede al di fuori dell'UE che operano o assumono personale negli stati membri. Se non riusciranno loro stesse a spiegare le proprie strutture retributive, lo farà qualcun altro. La trasparenza non è più facoltativa, è una necessità strategica resa possibile dalla tecnologia.

Questo articolo propone cinque step pratici che le aziende possono adottare fin da subito per prepararsi al recepimento della direttiva nell'ordinamento giuridico nazionale e alla sua applicazione. Non si tratta di teorie astratte o di checklist uguali per tutti. Si tratta di fare mosse importanti e intelligenti prima che inizino i controlli. La trasparenza retributiva comporta sicuramente un aggiornamento delle politiche aziendali, ma è anche un cambiamento nel modo in cui il valore viene misurato, premiato e comunicato. Le aziende che agiscono tempestivamente non solo aumentano le loro possibilità di essere conformi, ma diventano anche un modello da seguire grazie alla loro credibilità.

La questione non è più se gli stipendi vadano spiegati, ma come.

Step 1: assicurati che i tuoi dati HR possano raccontare l'intera storia e non essere usati unicamente per compilare un modulo

La preparazione inizia con una domanda semplice ma impellente: puoi spiegare come viene definito, valutato e retribuito il lavoro nella tua azienda? Chi non è in grado di rispondere a questa domanda probabilmente avrà difficoltà a soddisfare i requisiti della direttiva. La trasparenza retributiva non è semplicemente la pubblicazione di tabelle. Creare una struttura che renda possibili i confronti è fondamentale per valutare il valore del lavoro: quali responsabilità comporta ciascun ruolo? Quali skill richiede? Cosa differenzia i livelli impiego?

I dati da soli non forniscono queste risposte, per rendere leggibile la complessità serve un framework strutturato. È essenziale un'architettura degli impieghi solida con criteri coerenti per la valutazione dei ruoli e degli stipendi. Anche questo tuttavia non è sufficiente: solo quando i dati provenienti da gestione paghe, benefit, sistemi HR e politiche retributive vengono collegati si ottiene un quadro completo. 

La categorizzazione dei dipendenti è al centro di tutto. Ne parleremo più approfonditamente nel secondo step. È inoltre importante avere il controllo della narrativa: la questione non è più se comunicare le retribuzioni, ma come farlo. Una spiegazione proattiva sottrae il controllo ai siti che fanno confronti e ai commentatori esterni. Infatti, una volta che sono pubblici, i dati raccontano una storia. La fiducia generata da questa storia dipende da quanto bene è stata preparata.

La trasparenza non è limitata allo stipendio base. La definizione di "retribuzione" della direttiva include componenti retributive complementari e variabili, come bonus, indennità, benefit e pensioni. Quindi oltre ai resoconti tecnici serve anche chiarezza strategica: cosa viene retribuito? Perché? Secondo una logica comprensibile?

La soluzione: utilizzare una piattaforma che consolidi tutte i componenti dello stipendio e li colleghi a criteri coerenti. Una piattaforma di questo tipo non solo supporta la reportistica, ma crea anche una struttura spiegabile sia internamente che esternamente.

Step 2: accertati che la tua struttura di classificazione consenta di creare report per categoria di lavoratore 

Uno dei requisiti principali della direttiva è una chiara categorizzazione dei dipendenti. Le aziende saranno tenute a raggruppare i ruoli di pari valore in base a criteri oggettivi come responsabilità, skill, impegno e condizioni di lavoro, non solo in base a titoli professionali o reparti. Se ciò non avviene, i resoconti sul divario retributivo rischiano di essere errati o addirittura fuorvianti.

Occorre iniziare da una struttura di classificazione che applichi criteri di valutazione oggettivi, in genere attraverso metodi a punti, che consenta di classificare i ruoli in modo coerente tra regioni, gerarchie e famiglie professionali. Sebbene la direttiva non imponga la metodologia, richiede che le aziende siano in grado di spiegarla.

Nella pratica, ciò significa riesaminare l'architettura degli impieghi: i livelli vengono applicati sistematicamente? Consentono un confronto tra unità e aree geografiche? Riflettono le reali condizioni di lavoro o responsabilità? Sono integrati con i dati di gestione paghe ed HR in modo che sia possibile automatizzare la creazione di report?

Chi punta sulla flessibilità oggi avrà meno sorprese domani.

Un sistema di classificazione verificato e concordato non solo da HR, ma anche da altri stakeholder, come l'ufficio legale, il team compliance e i rappresentanti dei lavoratori (ove presenti), garantisce coerenza interna e costituisce la base per una reportistica giustificabile. Quando emergono divari retributivi, le aziende possono dimostrare che i raggruppamenti erano oggettivi, accurati e trasparenti.

La soluzione: esamina il tuo sistema di valutazione degli impieghi. Identifica sovrapposizioni o lacune, quindi avvia un progetto interfunzionale, guidato dall'HR ma supportato a livello legale e tecnico, per creare un framework di classificazione che sia illustrabile, tracciabile e pronto per gli audit.

Step 3: integra la flessibilità nel modello di retribuzione e benefit 

La direttiva impone alle aziende di tenere conto della retribuzione complessiva dei dipendenti: quindi non solo dello stipendio base, ma anche di altri compensi ricevuti in relazione al loro impiego, come bonus, indennità, straordinari, pensioni, indennità di formazione, indennità di malattia e premi non monetari. Per farlo al meglio, è utile modellare questi elementi in base alle aree geografiche e alle categorie di impiego e adattarli nel tempo.

I sistemi di retribuzione rigidi non sono in grado di farlo. Le aziende devono segmentare, raggruppare e simulare vari scenari per comprendere in che modo ciascun elemento contribuisce alla retribuzione complessiva e dove potrebbero verificarsi distorsioni. Un modello flessibile consente non solo di stilare resoconti, ma anche di generare insight: che differenze ci sono a livello di benefit tra i diversi gruppi di dipendenti? Dove sono presenti anomalie? Quali segnali rivelano pregiudizi involontari o bias?

La soluzione: usa Workday per consolidare e stilare resoconti sui dati retributivi su più dimensioni. Integra stipendio, bonus, benefit e altri componenti per individuare le aree che richiedono l'attenzione di più reparti. Assicurati che la tua infrastruttura di dati sia sufficientemente flessibile da gestire gli inevitabili cambiamenti richiesti dal progredire dell'interpretazione della legislazione locale. Flessibilità oggi significa meno sorprese domani.

Step 4: condividi gli intervalli retributivi e affronta le incongruenze in modo proattivo

I range o livelli retributivi diventeranno pubblici a seguito del diritto dei dipendenti a ottenere informazioni in materia di retribuzione oppure della pubblicazione di offerte di lavoro. Le aziende dovrebbero prepararsi non solo a divulgarli, ma anche a difenderli. Senza un allineamento interno emergeranno delle discrepanze, e molto rapidamente.

Ciò che conta maggiormente non è la richiesta esterna di trasparenza, ma se la logica interna all'azienda regge a un esame approfondito. Puoi spiegare perché due ruoli di pari valore sono retribuiti diversamente? Le differenze sono legate alle performance, alla sede o alle peculiarità del ruolo, oppure rivelano delle incongruenze?

La preparazione proattiva consiste nel rivedere la forbice retributiva prima che venga pubblicata. È possibile simulare confronti tra diverse unità aziendali? Individuare quando i bonus contraddicono la logica dello stipendio base? Correggere criteri di performance poco chiari? Agendo su questi aspetti in anticipo si potrà evitare di doversi difendere in seguito.

La soluzione: esegui un audit sulla trasparenza retributiva con il tuo team legale e nel rispetto del segreto professionale, che esamini sia la struttura dei livelli retributivi sia la coerenza interna. Assicurati che le tue spiegazioni (su performance, benchmark di mercato e logica dei bonus) siano documentate e pronte per essere comunicate. Dai ai manager la sicurezza di poter spiegare chiaramente le strutture retributive.

Step 5: semplifica e personalizza l'architettura degli impieghi 

I ruoli evolvono, le aree geografiche si espandono e le soglie di compliance variano. Un'architettura semplificata ma personalizzabile rende affidabile la reportistica e allinea la strategia.

Molte aziende operano ancora con framework obsoleti: profili duplicati, classificazioni incoerenti, ruoli superati. La direttiva esercita pressione su questi sistemi. Se non si riescono a mappare chiaramente gli impieghi e a confrontarli in modo significativo, i resoconti sulle retribuzioni diventano approssimativi.

L'obiettivo è ripulire, consolidare e rendere sistematico ciò che esiste. Strumenti moderni come Workday aiutano a individuare i duplicati, a suggerire opportunità di impiego e a migliorare le descrizioni dei ruoli. Ciò che serve è un framework che possa adattarsi senza perdere di coerenza.

La soluzione: la direttiva stabilisce che la categorizzazione del dipendente deve considerare quattro dimensioni: condizioni di lavoro, skill, impegno e responsabilità (se necessario possono essere considerati anche altri fattori rilevanti). La tua architettura degli impieghi attuale riflette questi elementi?  Hai ruoli poco chiari o incoerenti? È possibile mantenere e ampliare l'architettura in base alle esigenze aziendali? Un'architettura degli impieghi ben strutturata non è solo uno strumento di reportistica, è la base per decisioni retributive eque e comprensibili.

Conclusione: chi inizia ora determinerà il risultato. La direttiva UE sulla trasparenza retributiva non riguarda solo la conformità, ma punta a rendere visibili valore ed equità. Le aziende che si preparano per tempo definendo una struttura, creando risorse dati pertinenti e allineando la comunicazione saranno in una posizione migliore per adempiere ai propri obblighi e creare fiducia una volta che la direttiva sarà recepita nell'ordinamento nazionale e applicata. In un mondo in cui la retribuzione diventa pubblica, la preparazione plasma la percezione. E la percezione è più che mai fondamentale per le aziende.

Esaminiamo la tua situazione attuale e come Workday può supportarti al meglio nell'applicazione della direttiva sulla trasparenza retributiva dell'UE. Contattaci.

 

Si prega di considerare che le informazioni fornite qui hanno unicamente uno scopo informativo e non devono essere intese come una consulenza legale. Le aziende dovrebbero sempre consultare il proprio consulente legale per qualsiasi questione relativa alla conformità e valutare autonomamente se le informazioni qui fornite soddisfano le loro esigenze di business e compliance.

 

Leggi di più