Moynihan ha parlato anche delle metriche ESG, che consentono di valutare l'esposizione di un'azienda a diverse tipologie di rischi ambientali, sociali e di governance. "Gli investitori guardano con attenzione sempre maggiore a queste metriche".
E ha aggiunto che i CFO conoscono bene le esigenze in continua evoluzione degli investitori. In risposta alla crescente attenzione nei confronti delle metriche ESG, le aziende farebbero bene a prendere l'iniziativa e a misurare in prima persona la propria performance sulla base di standard accettati e misurabili, anziché aspettare che siano terzi a farlo, senza chiedere il loro parere. "All'improvviso ottieni una valutazione, ma quando la leggi ti accorgi di non riconoscere l'azienda a cui si riferisce" ha dichiarato Moynihan.
Secondo Moynihan, le metriche ESG si stanno rapidamente trasformando in fattori competitivi per le aziende business-to-business (B2B) e business-to-consumer (B2C), perché i clienti sono sempre più interessati alle tematiche ambientali, sociali e di governance.
"[I clienti] hanno bisogno di sapere come l'azienda realizzerà l'obiettivo net-zero, altrimenti acquisteranno il prodotto da qualcun altro: ecco perché è necessario agire in tempi rapidi", ha dichiarato.
Per aiutare le aziende a trovare la strada giusta, il World Economic Forum e l'International Business Council (IBC), guidato da Moynihan, hanno cercato di definire linee guida chiare in materia di criteri ESG. In collaborazione con Bank of America, Deloitte, EY, KPMG e PwC, il gruppo ha individuato 21 metriche principali e 34 metriche secondarie, tra cui alcune di natura non finanziaria incentrate attorno a quattro pilastri: persone, pianeta, prosperità e principi di governance.
"Basandoci su un sistema che ritenevamo pratico per le aziende, abbiamo definito delle metriche reali che sono materiali per definizione, calcolabili e misurabili nel tempo" ha dichiarato Moynihan.
Riconoscendo la complessità delle tematiche affrontate, Moynihan ha suggerito alle aziende di adottare un approccio diretto, misurabile e facilmente implementabile per queste metriche.
Le metriche di sostenibilità sono già oggetto di discussione da parte di organismi quali la U.S. Securities and Exchange Commission e la International Financial Reporting Standards Foundation, ha detto Moynihan. E benché la comunicazione delle metriche ESG non sia ancora un obbligo legale (cosa che, secondo Moynihan, prima o poi accadrà), la pressione sulle aziende si sta facendo sempre più forte.
"Il sistema si autodisciplinerà, anche se questi criteri non entreranno a far parte delle metriche fiscali", ha affermato. "Oggi gli investitori scelgono investimenti che rispettano i principi ESG perché è questo che chiedono i clienti."
Il consiglio di Moynihan ai CFO in merito alle metriche ESG è stato molto chiaro: "Se dichiari che qualcosa ha un impatto sull'ambiente, ma questo non può essere misurato mediante metriche comprensibili e accettate anche dagli altri, ti troverai a ripetere più e più volte: "Ti sbagli. Non è calcolabile. È un provvedimento di facciata."
"Specchi e finestre"
In risposta alla domanda sul suo approccio a diversity, equità e inclusione come priorità aziendale, Moynihan ha evocato il concetto di "specchio" come rappresentazione dei valori interiori di ciascuno e "finestra" come spazio privilegiato da cui osservare le esperienze altrui.
"Per prima cosa, il CEO deve avere un quadro completo dei dipendenti, per garantire a tutti la stessa retribuzione a parità di performance", ha dichiarato. "Penso che diventerà un obbligo per tutti condividere queste informazioni."
Moynihan ha aggiunto anche che le dimensioni, la presenza a livello mondiale e la capacità retributiva delle grandi aziende permettono a queste ultime di offrire tante opportunità di carriera, generando un effetto a catena. "Se le grandi aziende garantiscono ai dipendenti il meritato guadagno, si viene a formare una classe media, medio-alta, quindi se promuoviamo la diversity interna aiutiamo di riflesso l'intera società a muoversi nella stessa direzione."
Moynihan ha descritto gli sforzi compiuti dalla Bank of America in termini di finanziamenti alle piccole imprese, investimenti in istituti di deposito di minoranze e supporto alle società di private equity che investono in aziende gestite da neri, indigeni e persone di colore (BIPOC) e da donne.
E ha aggiunto che la Bank of America ha investito in molte di queste aziende. "Questo genera un capitale imprenditoriale sia per gli sponsor di private equity sia per le aziende", ha dichiarato. "Tutto dipende da come gestisci l'azienda e da come eserciti le tue attività."
Come le aziende affrontano le sfide legate alla sfera ESG
Durante l'evento, Robert J. Jackson Jr., responsabile del programma di diritto societario e politica aziendale presso la New York University School of Law, ha dichiarato che, considerata la crescente rilevanza delle problematiche ambientali, sociali e di governance agli occhi degli stakeholder, molti responsabili aziendali si avvalgono della collaborazione di consulenti esterni esperti in materia.
"Se sei una grande azienda che opera su scala mondiale e vuoi capire quali sono i rischi della tua supply chain e le problematiche dei lavoratori dall'altra parte del mondo, potresti avere bisogno dell'aiuto di un professionista che si occupi a tempo pieno di questi aspetti."
Emma Stewart, Sustainability Officer di Netflix, ha riferito che l'azienda monitora gli eventi che hanno un impatto diretto sui clienti, come i guasti della rete elettrica, oltre che i rischi legati a tecnologia, normative, politiche, all'evoluzione delle metriche ESG e agli obblighi di comunicazione. "Stiamo anche quantificando gli eventi avversi, ad esempio il numero di incendi che hanno interferito con la produzione", ha aggiunto. "La produzione di film e serie TV costituisce il nostro core business. E purtroppo, questo numero aumenta ogni anno e in tutte le aree geografiche."
Per questo motivo, Netflix ha fatto del cambiamento climatico la propria area di interesse principale in termini di performance ESG e si è posta come obiettivo aziendale quello di azzerare le emissioni entro il prossimo anno.
Claus Aagaard, CFO di Mars Inc., ha posto l'accento sul fatto che il 90% dell'impronta climatica delle aziende a conduzione familiare è dovuto agli stabilimenti di produzione o alla catena di approvvigionamento diretto, e questo ha portato le tematiche ambientali al centro dell'attenzione negli ultimi anni.
Aagaard ha riferito che di recente Mars Inc. ha lanciato, in collaborazione con PepsiCo e McCormick & Co., un'iniziativa volta ad accelerare la transizione dei fornitori verso pratiche sostenibili dopo avere scoperto che "solo il 10% dei 200 maggiori fornitori dell'azienda ha definito obiettivi basati su dati scientifici. Senza l'impegno da parte dei fornitori, infatti, l'azienda non ha alcuna speranza di raggiungere il proprio obiettivo principale, ovvero quello di ridurre in modo sostanziale le emissioni indirette che rientrano nella categoria Scope 3".
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